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Fusariosi della spiga

La fusariosi della spiga, la malattia più dannosa per il frumento

La Fusariosi della spiga è la malattia del grano più temuta dai cerealicoltori, perché gli effetti negativi di questa patologia, particolarmente gravi al Nord e su grano duro, si riflettono sulla resa, sui parametri qualitativi della granella e sulla salubrità della stessa. La granella colpita da Fusariosi può risultare non idonea alla trasformazione o addirittura non essere commercializzabile, a causa della presenza di micotossine prodotte dal fungo patogeno.
Fusariosi della spiga

È una malattia complessa che va assolutamente prevenuta con un approccio integrato che combini, ove possibile, l’adozione di precise pratiche agronomiche con l’applicazione preventiva di fungicidi specifici tra spigatura e fioritura.

La Fusariosi della spiga, presente sia su frumento che su orzo, è una malattia causata da diverse specie del genere Fusarium (Fusarium graminearumFusarium culmorumFusarium avenaceumFusarium poae) e da Microdochium nivale. Tra le specie agenti della Fusariosi, F. graminearum è la specie prevalente.

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Questa malattia complessa è conosciuta e temuta fin dai tempi più antichi ed è oggi di grande attualità per la sua recrudescenza - in condizioni favorevoli, può portare a perdite di produzione anche del 45% - e per le implicazioni di carattere sanitario ad essa legate.

Le specie appartenenti al genere Fusarium, infatti, hanno la capacità di produrre micotossine, sostanze nocive non solo per le piante attaccate, ma anche per l’uomo e gli animali, tanto da essere state normate con limiti massimi ammissibili nella granella vincolanti per la produzione e commercializzazione anche dei derivati (prodotti alimentari e mangimi). Si parla in questi casi di specie fungine micotossigene. 

Microdochium nivale, invece, causa danni analoghi alla pianta, ma non risulta in grado di produrre micotossine. 

 

Quali sono i sintomi da Fusariosi della spiga?

La Fusariosi della spiga è così chiamata, poiché causa il disseccamento prematuro delle spighette, che appaiono sbiancate rispetto alla parte sana della spiga che rimane di color verde. 

I danni si manifestano sulle spighe con un parziale o totale distaccamento delle spighette, le quali assumono una colorazione biancastra.

Tale tonalità va a mascherarsi con il naturale processo di maturazione della spiga. La formazione delle cariossidi viene così compromessa in modo parziale o totale. In caso di attacchi precoci, si ha la formazione di cariossidi sterili e granelle striminzite.

In caso di attacchi tardivi e in presenza di periodi di prolungata umidità, non è da escludere la comparsa sulle glume di miceli colorati di tonalità variabile dall’arancio al color salmone. 

Alla trebbiatura le cariossidi assumono una tonalità grigiastra o rosata, aspetto che contribuisce alla riduzione della resa e al danneggiamento della qualità del raccolto dovuta a una perdita del peso variabile dal 30 al 70%, ma anche alla contaminazione da micotossine.

 

Quali condizioni ambientali favoriscono l’infezione da Fusariosi?

Una stagione caratterizzata da elevata piovosità nelle fasi tra spigatura, antesi e maturazione favorisce lo sviluppo della malattia.

La gravità di questa malattia dipende anche dalla sensibilità varietale e dal perdurare di certe condizioni generalmente più frequenti al Nord rispetto al Sud Italia, ma l’andamento meteorologico peculiare a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi deve mettere in guardia anche i produttori di grano duro del meridione.

Prolungati periodi di bagnatura fogliare consentono alle spore del fungo patogeno di germinare e infettare più facilmente le cariossidi del cereale e generalmente le infezioni più gravi avvengono in presenza di almeno due giorni di pioggia in corrispondenza di temperature di 10-18 °C.

Oltre a ciò, vale la pena di segnalare alcune differenze di comportamento tra due agenti della Fusariosi - Fusarium graminearum e Microdochium nivale – che, come abbiamo visto sopra, si differenziano per la gravità dei danni non solo quali-quantitativi, ma anche sanitari sulla produzione.

In presenza di entrambi gli agenti nell’agroambiente, infatti, le condizioni ambientali che si presentano in primavera possono influire sulla predominanza di uno dei due.

La specie più diffusa e micotossigena, il Fusarium graminearum, si sviluppa rapidamente e può essere molto virulenta con temperature superiori a 15°C e in presenza di acqua. Primavere non troppo rigide, ma molto piovose, favoriscono le infezioni.

L’agente non micotossigeno della Fusariosi, il Microdochium nivale, invece produce attivamente infezioni a più basse temperature e pertanto decisi abbassamenti di temperatura meno favorevoli alle specie di Fusarium favoriscono lo sviluppo di Microdochium nivale.

Rimane tuttavia il fatto che la sintomatologia prodotta dalle diverse specie è la stessa e, considerati i rischi elevati per la produzione, indipendentemente dalla specie, le azioni da intraprendere per contrastare lo sviluppo di questa malattia, rimangono invariate e necessarie.

 

Quali condizioni favoriscono la diffusione della Fusariosi e come evitarle?

Come per ogni patologia, anche per la Fusariosi esistono condizioni che possono favorire e facilitare la proliferazione di questo fungo, quali:

  • Presenza di semi infetti

  • Mancata rotazione delle colture

  • Minima lavorazione o semina su terreni con residui colturali

  • Andamento climatico caratterizzato da elevata piovosità nelle fasi tra spigatura, antesi e maturazione

  • Concimazioni con eccesso di azoto

  • Suscettibilità varietale

  • Presenza di infezioni legate al mal del piede.

 

Particolarmente nei territori dove la Fusariosi è presente, è quindi fortemente raccomandato di attuare alcune pratiche agronomiche che, associate ad un intervento fungicida, permettono di di gestire in modo adeguato la problematica.

 

  • No monocoltura o avvicendamenti tra cereali (incluso il mais)

  • Sì avvicendamenti colturali con colture diverse dai cereali

  • No lasciare i residui colturali della precedente colturaSì interrare i residui colturali

  • Sì coltivare varietà di cereale meno suscettibili al patogeno e adatte all’ambiente (le ditte sementiere danno indicazioni in tal senso)

  • No situazioni di stress per le piante e semine troppo fitte

  • No concimazioni azotate eccessive

  • Sì concimazioni equilibrate in funzione del tipo di terreno

  • Sì semente sana e certificata

  • Sì gestione preventive del Mal del piede, utilizzando semente conciata

  • Sì trattamento preventivo con fungicidi specifici nella corretta epoca di impiego 

  • Sì utilizzo di modelli previsionali o indicazioni degli enti tecnici locali sull’andamento della malattia.

 

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