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Peronospora della vite la regola dei 3 dieci vale ancora ADAMA

Peronospora della vite: la regola dei 3 dieci vale ancora?

Ogni anno è differente e fino alla fine non sai mai come sarà l’andamento climatico dell’annata e di conseguenza l’andamento della peronospora nel tuo vigneto. Non per questo puoi permetterti di vedere la comparsa dei sintomi rischiando gravi perdite.

Per tutelare la sanità dei tuoi vigneti in modo moderno e sostenibile devi conoscere bene la malattia e i fattori predisponenti individuati dai fitopatologi.

Potrai così decidere di lasciare la difesa “a calendario” per passare ad una strategia di “prevenzione ragionata”, più efficace, efficiente e sostenibile.
Peronospora della vite la regola dei 3 dieci vale ancora ADAMA

La regola dei 3 dieci vale ancora?

La storica regola dei 3 dieci (pensate è stata definita da due grandi studiosi il prof. Goidanich e il prof. Baldacci nel 1947) rappresenta il primo modello previsionale della storia della viticoltura italiana e non solo.

In quanto dava dei parametri precisi e degli indicatori quantitativi per individuare il momento del possibile avvio della prima infezione, offrendo quindi al viticoltore, proprio come i moderni modelli, un segnale di allerta su cui basare le sue valutazioni e decisioni di intervento.

La regola dei 3 dieci dice che condizioni indispensabili per l’avvio dell’infezione primaria sono la simultanea presenza di:

  • Una pioggia di almeno 10 mm nell’arco di 24-48 ore;

  • Una temperatura di almeno 10 °C;

  • Una lunghezza dei tralci prossima a 10 cm con stomi recettivi.

Altre indicazioni essenziali per il viticoltore che deve decidere se e come intervenire

La regola dei 3 dieci è oggi un indicatore che va integrato con altri aspetti della patologia che, via via gli studiosi hanno scoperto, e che ogni tecnico prende in considerazione per gestire la malattia in vigneto.

  1. Perché le oospore germinino e alla fine producano le zoospore che devono arrivare sulle foglioline della vite, muoversi sulla superficie fogliare e raggiungere gli stomi da cui entrare per avviare l’infezione, è necessario che prima il terreno e poi le foglie rimangano coperti per diverse ore da un velo d’acqua. Maggiore è la durata della bagnatura del terreno causata dalle piogge di fine inverno-inizio primavera e minore sarà il tempo per la germinazione delle oospore;

  2.  Maggiore è il numero di oospore pronte a germinare e minore il tempo di germinazione, maggiore sarà la probabilità che una successiva pioggia infettante permetta alle zoospore di avviare l’infezione primaria;

  3. La germinazione delle oospore è molto variabile (da meno di 24 ore a parecchi giorni) e avviene scalarmente per uno stesso lotto prolungandosi anche per 7-10 giorni;

  4. Il tempo di germinazione delle oospore e del successivo successo dell’infezione da parte delle zoospore varia di anno in anno e da una zona all’altra (collina rispetto a pianura; Italia settentrionale rispetto a Italia centro-meridionale), quindi una regola fissa come quella dei 3 dieci, tende a sovrastimare il problema negli ambienti asciutti e a sottostimarlo negli ambienti umidi;

  5. Per poter essere infettate le foglie devono essere distese per consentire la formazione di un velo d’acqua sulla pagina inferiore e avere una superficie di almeno 10 cm2;

  6. I grappolini sono ricettivi in stadi precoci di sviluppo e, possedendo stomi, consentono come le foglie, l’ingresso e l’uscita del patogeno;

  7. L’infezione può avvenire se il prodotto del numero di ore di bagnatura per il valore della temperatura è pari almeno a 50.

Sulla base di queste e altre indicazioni qui omesse per brevità, l’impostazione della difesa si è evoluta rispetto a quanto originariamente proposto con la regola dei 3 dieci. 

Allora si interveniva dopo l’evento piovoso infettante e poco prima della fine del periodo di incubazione presunto, bloccando quindi l’inizio dell’infezione sulla pianta ma non la contaminazione.

Oggi si interviene prima ancora degli eventi piovosi infettivi, per impedire la formazione delle spore e minimizzare la probabilità dell’infezione primaria.

Se sei interessato alle soluzioni Adama per la difesa del tuo vigneto, leggi anche l'articolo "Peronospora della vite su grappolo: le soluzioni EXTASE R e SANVINO".

L’importanza della difesa preventiva

La peronospora è la patologia che per diffusione e intensità di attacco preoccupa di più i viticoltori. Per saperne di più, leggi anche l'articolo "Perché la Peronospora della vite è una patologia da non sottovalutare".

Questo è quanto dicono oggi tecnici e studiosi della vite di ogni parte d’Italia, incluse le regioni centro meridionali, storicamente meno soggette a questa patologia, a causa dell’evoluzione dell’andamento climatico degli ultimi anni. 

Per tutelare la sanità dei vigneti e nel contempo agire in modo sostenibile, la difesa è preventiva e ogni tecnico deve tenere in considerazione i fattori predisponenti di cui abbiamo trattato in questo articolo, facendosi aiutare anche dai modelli previsionali. 

La scelta dei fungicidi da applicare dipende:

  • Dalla fase di crescita della vite

  • Dal livello di pressione della malattia, che può variare in base alla zona o alle condizioni climatiche dell’annata. 

Ti consigliamo di leggere anche "FOLPAN 80 WDG, il fungicida ADAMA contro la peronospora della vite" e "Linea Folpet di ADAMA per la vite: scopiamo FOLPAN GOLD".

Per il controllo della peronospora nel tuo vigneto, Adama ha sviluppato due strategie di difesa in funzione della pressione alta e bassa della malattia.

Vuoi conoscere e gestire tutte le avversità più pericolose della vite? Leggi il nostro approfondimento: "Gestire le avversità della vite: peronospora e flavescenza dorata".

Per approfondimenti sulla peronospora e su come gestirla, scopri la linea vite Adama.