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Peronospora della vite ADAMA

Perché la Peronospora della vite è una patologia da non sottovalutare

La peronospora è la patologia che per diffusione e intensità di attacco preoccupa di più i viticoltori. Questo è quanto dicono oggi tecnici e studiosi della vite di ogni parte d’Italia.

Incluse le regioni centro meridionali, storicamente meno soggette a questa patologia, a causa dell’evoluzione dell’andamento climatico degli ultimi anni.

La conoscenza e l’attenzione verso questa malattia non è mai troppa per minimizzare gli effetti devastanti sulla coltura e sulla produzione finale di uva.
Peronospora della vite ADAMA

Perchè la peronospora è così pericolosa per la vite?

Per rispondere dobbiamo andare indietro nel tempo. La vite europea originariamente non aveva grandi problemi di malattie. 

Ma dalla metà dell’800 le cose cambiano, quando, probabilmente, per far fronte alla pericolosa fillossera, gli scambi di materiale vegetale per la riconversione della vite europea su portinnesto americano portarono nel nostro continente sia l’oidio che la peronospora, che da allora sono le due malattie della vite più diffuse anche in Italia. 

Nei nostri territori, infatti, la vite mostra elevata suscettibilità a queste malattie fungine favorite anche dal clima predisponente il loro sviluppo.

Concentrandoci ora sulla peronospora, la Plasmopara viticola è una malattia fungina specifica della vite (e sopravvive solo a scapito della vite – si dice che è un “parassita obbligato”) che può colpire tutti gli organi erbacei della pianta compresi i grappoli, danneggiandoli in maniera anche totale, con conseguente perdita della produzione. Per saperne di più, leggi anche l'articolo "Peronospora della vite su grappolo: le soluzioni EXTASE R e SANVINO".

La peronospora è presente in tutti i vigneti dove sverna nei residui delle foglie cadute sotto forma di oospore, sviluppatisi verso la fine del ciclo precedente.

A partire dalla ripresa vegetativa primaverile, in presenza di sufficiente bagnatura del terreno e temperatura, le oospore maturano e producono i cosiddetti macrosporangi, a loro volta produttori delle spore (zoospore) che determinano le infezioni primarie sulla coltura in accrescimento. 

Questa evoluzione della malattia avviene solo in certe condizioni cosiddette “predisponenti”, in grado cioè di permettere sia la produzione e la vitalità delle spore che la loro mobilità per raggiungere e penetrare nei tessuti della vite.

Vuoi conoscere e gestire tutte le avversità più pericolose della vite? Leggi il nostro approfondimento: "Gestire le avversità della vite: peronospora e flavescenza dorata"

I sintomi dell’avvenuta infezione da peronospora della vite

Una volta penetrata nella pianta, la peronospora sviluppa un micelio che si espande e si diffonde all’interno delle foglie tra una cellula e l’altra.

Fino qui la peronospora non si vede (ma c’è!): avviata l’infezione, infatti, il periodo d’incubazione dura un tempo variabile stimato dagli studiosi da 4 a 15 giorni, in funzione di:

  • Temperatura;

  • Umidità relativa.

Alla fine del quale compaiono i primi sintomi della malattia e la successiva evasione del micelio fungino sotto forma della tipica muffa bianca, che altro non è che la fuoriuscita di nuovi zoosporangi. 

In condizioni favorevoli riparte il ciclo con ripetute infezioni secondarie il cui numero varia a seconda dell’andamento climatico e dà sintomi che via via passano dalle foglie, alle infiorescenze, ai grappolini, fino ai grappoli sviluppati.

Sulle foglie un sintomo caratteristico è la cosiddetta “macchia d’olio” sulla pagina superiore delle foglie, che precede la comparsa della muffa bianca sulla pagina inferiore. 

grappolini tendono ad imbrunire, a presentare una muffa bianca analoga a quella delle foglie, per poi disseccare, mentre i grappoli più sviluppati prima mostrano acini e rachide imbruniti, senza muffa, e poi disseccano: questa manifestazione viene detta anche “peronospora larvata”.

In autunno, alla fine del ciclo vegetativo della vite, la peronospora si prepara a svernare: differenzia nei tessuti fogliari gli organi riproduttivi sessuati (detti oogoni e anteridi) che unendosi sviluppano le oospore, in grado l’anno successivo di far ripartire il ciclo.

L’importanza della difesa preventiva

Oggi nessun viticoltore vuole vedere i sintomi della peronospora nel proprio vigneto. Chi li conosce li teme per l’effetto devastante che questa malattia può avere sulla vite e sulla produzione di uva. 

La peronospora è infatti la patologia che per diffusione e intensità di attacco preoccupa di più i viticoltori. Se sei un viticoltore, potrebbe interessarti leggere anche "Peronospora della vite: la regola dei 3 dieci vale ancora?".

Questo è quanto dicono oggi tecnici e studiosi della vite di ogni parte d’Italia, incluse le regioni centro meridionali, storicamente meno soggette a questa patologia, a causa dell’evoluzione dell’andamento climatico degli ultimi anni. 

Per tutelare la sanità dei vigneti e nel contempo agire in modo sostenibile, la difesa non può che essere preventiva e la scelta dei fungicidi da applicare dipende:

  1. Dalla fase di crescita della vite;

  2. Dal livello di pressione del patogeno, che può variare in base alla zona o alle condizioni climatiche dell’annata. 

Per il controllo della peronospora nel tuo vigneto, Adama ha sviluppato due strategie di difesa in funzione della pressione della malattia: in Alta Pressione e Bassa Pressione.

Sulle soluzioni Adama per contrastare la peronospora della vite, leggi anche "FOLPAN 80 WDG, il fungicida ADAMA contro la peronospora della vite".

Per approfondimenti sulla peronospora nel tua areale e su come gestirla, ti consigliamo di consultare la linea tecnica Adama per la protezione della vite.